Il Borgo

All'interno delle mura merlate, oltre il ponte levatoio, le costruzioni del Borgo si susseguono lungo la via maestra, in un percorso estremamente suggestivo. Esse ripropongono edifici piemontesi e valdostani, accostati a costituire un nucleo abitato animato dalle botteghe artigiane. Dalla fontana alla tettoia del forno per il pane, dal laboratorio del maniscalco, all'Ospizio per accogliere i pellegrini. Sotto il portico della Casa di Bussoleno è allestita una cartiera, ove l'antica pila a magli sfilaccia gli stracci per la carta. Dietro alla facciata della chiesa è da pochi anni allestita una sala mostre, dove, in determinati periodi, si propongono al pubblico esposizioni e allestimenti temporanei.

Casa di Avigliana

Questa elegante dimora deve il suo nome alla casa della Porta Ferrata di Avigliana, la cui facciata, sopravvissuta al crollo e conservata ancora oggi, è individuata quale modello. I fianchi aggiunti all’abitazione derivano invece da una casa di Carignano. La facciata è caratterizzata a piano terra dai due ampi archi con capitelli decorati, confrontabili con esemplari di S. Antonio di Ranverso e Avigliana, da una bella fascia marcapiano in terracotta e, al piano superiore, dalle due finestre bifore bordate da piccole palmette. Al piano terreno la porta maggiore dava accesso nel 1884 alla bottega destinata alla vendita di oggetti artistici, mentre la porticina minore apriva sul gabinetto ad uso camera oscura del fotografo Ecclesia, che aveva un chiosco di foto all’ingresso del borgo. Prima del 1894 il locale più piccolo venne adibito a biglietteria della Rocca, mentre la bottega venne destinata alla vendita di oggetti in rame, ferro, bronzo e ottone. Dal 1958 la biglietteria occupò l’intero piano terreno, con accesso dalla porta più grande, mentre a seguito dei restauri del 2009 l’accesso avviene attraverso la porticina a sinistra. Il primo piano ospitò dal 1892 l’ufficio del sovrastante del Borgo (precedessore del direttore), cui si unirono intorno al 1999 gli uffici amministrativi; dal 2003 questi ambienti sono adibiti unicamente ad archivio e biblioteca del borgo. Al secondo piano invece alloggiò, dal 1893, uno dei guardiani; nel 1996 l’esigenza del personale di servizio portò alla costruzione di bagni e spogliatoi, tutt’oggi qui collocati.

Casa di Borgofranco

Costruita in mattoni incorniciati da intelaiature in legno, secondo gli esempi ora scomparsi di Borgofranco e Borgomasino nel Canavese, si regge su tre robusti pilastri di pietrame. L’inteleaiatura lignea è caratteristica di molte costruzioni medievali della valle di Susa. Il secondo piano sporge ulteriormente sul primo ed è aperto a loggia nella parte destra. Curiose e di particolare fascino sono le tavolette dipinte tra le mensole sotto l’aggetto del primo piano, recanti stemmi e putti. Altrettanto interessante è il fatto che la copertura della casa sia stata mantenuta in paglia, soluzione assai diffusa nel Quattrocento per l’edilizia abitativa.

Prima Casa di Bussoleno

La Valle di Susa è stata oggetto di approfonditi studi da parte degli ideatori del Borgo per la sua costante circolazione di materiali e tecniche costruttive per tutto il medioevo. L’incontro tra il laterizio, tipico della pianura, e i materiali lignei usati nell’alta valle è testimoniato da questo edificio, che si ispira a quello, tuttora esistente, di casa Aschieri a Bussoleno. Lungo la via maestra il sottoportico, impostato su solide colonne in pietrame, costutuisce un pregevole lavoro di carpenteria. Il lato che affaccia sulla piazzetta è costruito come accesso all’abitazione: la scala in muratura conduce al piano superiore, e le due aperture al di sotto fingono l’ingresso alla cantina e al porcile. Sopra le due finestre decorate, che riportano nel timpano lo stemma della famiglia Aschieri, è riprodotta la festosa Danza dei Folli, copiata dalla facciata di un’osteria di Lagnasco, in provincia di Cuneo, diroccata poco dopo la costruzione del Borgo. Nel 1884 il piano terreno della casa era occupato dalla bottega della ceramica, che utilizzava anche l’attiguo locale nella casa di Frossasco quale magazzino, e i cui prodotti venivano cotti nel forno ricavato all’interno della Torre d’Alba. Dal 1894 il fabbro, con officina nell’Albergo dei Pellegrini, insediò qui la propria bottega, occupando anche i locali del primo piano e quelli dell’attigua casa ad uso abitazione. Negli anni Trenta a pian terreno e nel sottoscala trova sede la bottega del vetro; negli anni Sessanta alla bottega del ferro battuto si affianca quella del legno e dell’intarsio. Oggi il primo piano è adibito ad abitazione del fabbro che ha il propria bottega al piano terreno; il laboratorio con la forgia si trova invece nello spazio al di là della grande porta posta alle spalle della fontana di Salbertrand.

Casa di Chieri

Il marcato carattere quattrocentesco è caratteristico del modello, un complesso abitativo della famiglia Villa, nota nelle Fiandre per la sua attività bancaria. L’edificio, tratto dall'antico ghetto di Chieri, termina in alto con una merlatura decorativa e si presenta semplice e severo, con i soli timpani delle finestre decorati da stemmi della famiglia. Dalla parte interna del cortile al primo e al secondo piano corrono due ballatoi in legno (le lobie) e al piano terreno si aprono due porte e una finestra. Curiosa è la piccola apertura in basso a sinistra, al di sotto della bifora, che finge di rischiarare le cantine. Questo edificio è congiunto alla Casa di Pinerolo da un braccio simile a una sorta di cavalcavia sormontato da due merli, con una piccola finestra al primo piano e un arco con cancellata al piano terreno, che funge da accesso al cortile. Le stanze ai piani superiori vennero sin dal principio costruite in condizioni di abitabilità: nel 1884 erano le uniche abitate da una famiglia, mentre al piano terreno vennero posti i bagni pubblici. Dal 1927 affittuari furono i gestori del Ristorante San Giorgio, chiuso dal 2004 e attualmente in restauro; nel 1979 una cooperativa richiese, insieme ad alcuni locali nella Casa di Alba, uno spazio per il laboratorio per la tessitura del cuoio, ma parte dei locali venne mantenuta dal ristoratore.

Chiesa

L’edificio "religioso" del Borgo è l’esempio più eclatante del dovizioso lavoro che i costruttori del complesso hanno portato avanti tra il 1882 e il 1884. In origine, la chiesa era una semplice quinta teatrale, limitata alla sola facciata, composta secondo differenti modelli – ben sette- assemblati insieme. Nelle linee generali si ritrovano le proporzioni della vecchia chiesa parrocchiale di Verzuolo presso Saluzzo; la slanciata ghimberga della porta deriva da San Giovanni di Ciriè; il cornicione in cotto ripete quello di San Giorgio a Valperga nel Canavese, da cui è copiata anche la finestra del lato sinistro; le sei guglie o pinnacoli in cotto che sovrastano la costruzione sono coperte da tettuccio a cono e derivano anch’essi da Ciriè. La dedica della chiesa alla Madonna si rivela nella presenza della riproduzione in terracotta dell’originale lapideo della Madonna del Melograno presente sul portale della collegiata di Santa Maria della Scala a Chieri. Nel timpano della porta è rappresentata l’Annunciazione, in cui la figura Maria, tratta da Piobesi , e l’angelo, da Piossasco. Il grande San Cristoforo col Bambin Gesù sulla spalla è tratto da un affresco della vecchia chiesa di Verzuolo; il San Bernardo con il diavolo in catene ha il suo modello a San Giorgio in Valperga; il Sant’Antonio Abate è stato copiato dalla parrocchiale di Piossasco e le due figure femminili, che rappresentano Santa Dorotea e Santa Caterina, sono imitazioni di dipinti del Castello di Strambino. Negli anni '60 si decise di dare un corpo a questa facciata costruendo un ambiente modesto allestito come una vera e propria chiesetta. Dal 2005 questo spazio è utilizzato come sala mostre.

Cortile e Torre di Avigliana

Il cortile dell’Osteria rappresenta l’unico esempio di cortile interno del Borgo e deriva da uno spazio simile presente ad Avigliana, dominato dalla torre dell’orologio. Questo spazio è delimitato dalle case di Chieri e Pinerolo e da una fabbrica a forma di L, a gallerie aperte, presa da Avigliana, al cui incontro dei bracci si alza la torre. Dal cortile si accedeva alla cucina dell’osteria, ospitata nel 1884 nella casa di Mondovì, alla bottega della casa di Pinerolo e all’osteria stessa attraverso il portico. Al centro del cortile il pozzo proviene da Dronero ed è autentico, unico nel Borgo: di forma ottagona con zoccoletto circolare decorato unicamente con due stemmi sul piano. La torre, all’interno della quale è inserita una scala, è bianca con cornici rosso mattone e mensole bianche e nere. Questo cortile serviva da ingresso all’osteria di San Giorgio. Proprio l’osteria era segnalata attraverso una grande insegna posta accanto al cancello in legno. All’osteria furono fin dall’inizio assegnati locali spaziosi: una sala al piano terreno, cui si accedeva dal cortile e una loggetta al piano superiore aperta sul fiume, cui si accedeva dalla scala interna alla torre.

Casa di Cuorgnè

Il portico di una delle costruzioni più spettacolari della via maestra si ispira alla Casa in Cuorgnè detta del Re Arduino, esempio di edilizia abitativa per famiglie facoltose del Piemonte quattrocentesco. Sull’intonaco bianco ha particolare risalto la ricca cornice che separa i piani (il marcapiano) composta da quattro filari di mattoni stampati: foglie di quercia e ghiande, un cordone ritorto, archetti e stemmi, e alla base una serie di putti con mani giunte L’ultimo piano è evidenziato dal ballatoio in legno, copia di un rarissimo esempio di Carignano. Il soffitto del portico è decorato sull’esempio del Castello di Rivara, con stemmi colorati, simili a quelli del timpano delle finestre di ispirazione canavesana. Uno degli aspetti peculiari di questa abitazione è la presenza di una sequenza di botteghe aperte nel sottoportico, a memoria delle quali oggi resta ancora l’insegna dello speziale, che vi aveva bottega, accanto alla tessitrice, nel 1884. Tre anni dopo le botteghe erano state sostituite dal magazzino della ceramica e dallo spaccio di vini e liquori. In occasione dell’Esposizione del 1911 si ricostruiva qui la legatoria, affiancata dal 1946 dalla bottega del vetro e successivamente dalla bottega della ceramica. I piani superiori vennero adibiti a studio artistico e ad abitazione del custode. Oggi al piano terreno troviamo a sinistra il negozio di souvenir e a destra il punto di ristoro, al primo piano il laboratorio dello stampatore e al secondo piano l’ex alloggio del custode.

Casa di Frossasco

Ispirata ad un edificio ancora oggi conservato a Frossasco nel Pinerolese, esprime la vocazione commerciale e artigianale nell’ampio porticato al piano terreno, mentre le luminose bifore del primo piano ne sottolineano la funzione residenziale. I colori, sia dei materiali costruttivi che dei rivestimenti, caratterizzano l’edificio; in particolare, sui timpani delle bifore sono dipinti a sinistra il Padre Eterno con manto foderato di ermellino e a destra un disco bianco col nome di Gesù. Al piano terreno la porta di sinistra conduce all’interno dell’abitazione, mentre l’altra è sempre stata l’apertura della bottega. Nel 1884 questo spazio era adibito a magazzino della bottega della ceramica, situata nell’adiacente Prima Casa di Bussoleno; dal 1894 la bottega passò al fabbro, che abitò i locali al primo piano. Sul finire degli anni Trenta è qui documentato un negozio per la vendita di vasi e statuine in terracotta, a cui nel 1945 si affiancò la bottega del restauro dei mobili antichi. Fino ai primi anni del 2000 il pian terreno era ancora occupato dalla bottega dei legno; il primo piano è ancora utilizzato oggi quale abitazione privata.

Casa di Malgrà

Questa abitazione, la cui facciata dà sul fiume Po, ricorda architetture d’origine padana e prende la sua denominazione per le pitture a fasce bianche e rosse copiate dal Castello di Malgrà presso Rivarolo Canavese. Singolare è il palco ligneo che poggia su travi a tridente; al sommo la casa termina con una merlatura che sporge di poco, e che presenta una dentellatura che ricorda quella della Porta di Rivoli: i due merli centrali recano dipinti gli stemmi dei Savoia e dei San Martino. Al piano terreno la porta accanto alla finestra con inferriata conduceva nel retrobottega dell’intagliatore del legno, sostituito già nel 1894 dalle guardie daziarie; i locali al piano superiore, affittati dal 1930 al Ristorante San Giorgio, sono chiusi dal 2004.

Casa di Mondovì

Un imponente e austero palazzo di Mondovì, residenza trecentesca della famiglia Bressani, è stato usato come modello per questo edificio al Borgo, decurtato qui di un piano in altezza rispetto all'originale. Al primo piano, le due finestre trifore si alternano a tre piccole finestrelle minori; l’ultimo piano è segnato da un ballatoio continuo in legno, coperto da una sorta di tettuccio oltre il quale l’edificio termina con una merlatura. Le aperture al piano terreno sono coperte da un pergolato con pertiche e mensole, arricchito da piante. Nel 1884 si trovava qui la cucina dell’osteria, sulla cui porta di accesso si appendevano le spoglie di un orso, in omaggio alla tradizione di esporre il frutto di cacce pericolose. Dopo l’esposizione stabilì qui lo studio uno scultore e, successivamente, trovò posto una bottega di liquori e vini. Dal 1918 il primo piano fu la sede della Società Storica Subalpina, cui si affiancò poi l’abitazione del custode. A fine anni '90 i locali vennero usati come uffici; riacquisiti dal ristorante, sono attualmente in restauro.

Casa di Ozegna

L’edificio angolare, ultimo delle costruzioni sul lato sinistro della piazza, è connotato da un respiro rinascimentale, sottolineato dalle finestre a crociera quadripartite e da un vivace cromatismo. Liberamente ispirata al rinnovamento tardo quattrocentesco del Castello di Ozegna, esso ripropone la ricca decorazione a colori del Castello della Manta, presso Saluzzo; l’edificio, posto all'uscita del Borgo verso il Po, presenta mattoni a vista e ha su tutti i lati finestre decorate con rilievi in cotto e pitture dai colori vivaci. All’estremità destra campeggia lo stemma dei San Martino. La parte più interessante di questo edificio è quella lato Po, mutuata dai castelli di Rivara, Ozegna e Settimo Torinese: al piano terreno, oltre il portico, vi era un vasto salone adibito a sala del ristorante San Giorgio, destinato per un breve periodo (1912-1927) ad ospitare il Museo regionale di architettura, e, poi, nuovamente adibito a sala da pranzo dagli anni Trenta fino al 2004, anno in cui il ristorante venne chiuso. Il restauro in corso riporterà la struttura all'originario splendore, evidenziando la bellezza dei capitelli del colonnato e dei sottarchi, permettendo ai turisti la fruizione di uno scenografico dehor all’aperto ingentilito da un grande glicine.

Albergo dei Pellegrini

Appena varcata la torre – porta di Oglianico, si prospetta sulla sinistra l’Albergo dei Pellegrini, tipico edificio adibito alla sosta dei viandanti, diffuso lungo gli itinerari dell’Europa medievale. La struttura è divisa da un marcapiano ad archetti intrecciati e denti di sega; al piano inferiore si apre un porticato, mentre a quello superiore fanno bella mostra due bifore. La facciata, intonacata e dipinta, è ricavata da esempi provenienti da Avigliana e Saluzzo; i due bacini invetriati sulle lunette traggono ispirazione dal campanile di S. Antonio di Ranverso. La parte pittorica è completata da un dipinto raffigurante San Vito proveniente da Piossasco e dagli stemmi di San Rocco e del Monferrato. Un polittico invetriato con pellegrino e santi francescani, posto nel sottoportico, deriva da un modello conservato sulla facciata di un allbergo a Capriata d’Orba, ora scomparso. Curiosa è la pertica che sporge a fianco della casa, destinata a stendere i panni e copiata da modelli rinvenuti a Saluzzo. La porta di sinistra permette l’accesso ancora oggi al piano superiore, in cui è ospitata dal 2007 la Casa della Didattica. Dalla porta di destra nel 1884 si accedeva alla bottega del fabbro. Negli anni Trenta del '900 la Federazione Fascista Autonoma degli Artigiani d’Italia affidò i locali al falegname, che allestì la bottega del legno. Dal 1967 trovò sede qui lo studio di un pittore e dal 1972 all’inizio del XIX secolo il vasaio destinò i locali a bottega della ceramica.

Casa di Pinerolo

Questo edificio trae origine dalla monumentale Casa del Senato di Pinerolo, dimora dei Principi di Acaja, modello quattrocentesco dal quale derivano anche le botteghe al piano terreno coperte con tettoie e le ricche cornici delle finestre e della fascia che divide i piani. Parte delle decorazioni in terracotta derivano da modelli visibili anche presso il Duomo di Chieri e a Sant’Antonio di Ranverso presso Avigliana. Del primo fianco che si incontra è interessante osservare la sola apertura nell’angolo dell’ultimo piano, caratterizzata dalla particolare forma, e l’immagine in ceramica della Madonna col Bambino con angeli. Il lato interno del cortile mostra diverse aperture, pur caratterizzandosi per la presenza ai due piani superiori di balconi in legno sorretti da modiglioni intagliati. Sulla via principale la facciata si presenta con due finestre rettangolari al primo piano, tra le quali è dipinto lo stemma di Pinerolo, e due finestre bifore decorate col medesimo stemma nel timpano, al secondo piano. Sempre copiate da Pinerolo sono i calchi di due statue genuflesse, poggiate su mensoline, che stanno ai lati del primo piano: l’Angelo annunciante e la Vergine Maria. Gli originali di queste belle terracotte si trovano ora al Museo Civico d’Arte Antica di Torino. Le due botteghe al piano terreno erano, nel 1884, chiuse perché destinate a magazzini dell’oste; dall’anno successivo vennero adibite a spaccio di vini e liquori, mentre il piano superiore era affittato al Ristorante San Giorgio.

Torre di Alba

La torre di Alba, che svetta imponente tra i tetti delle case, prende come modelli di riferimento la torre della città capitale delle Langhe per laparte inferiore, mentre, per la sezione superiore, quella del castello di Verzuolo presso Saluzzo. Resta nascosta la porta di ingresso, posta sul lato opposto alla via maestra. Prima che venisse danneggiata dal terremoto del 1887, la torre, a pianta quadrata, aveva un bel fumaiolo con asta ornata, banderuola e croce. Nel 1884 al piano terreno venne ricavato un forno per la cottura degli oggetti in ceramica prodotti e venduti nella bottega della Prima Casa di Bussoleno e conservati nel magazzino nella casa di Frossasco. Nel 1946 il primo piano viene affittato come studio artistico, e dal 1967 due locali furono adibiti a bottega del vasaio e della ceramica, passata di proprietà e inserita nell’Albergo dei Pellegrini. Oggi il forno non esiste più e i locali sono utilizzati come magazzini e laboratori didattici.

Oglianico

L’ingresso al Borgo avviene attraverso una torre, che ricalca fedelmente la torre-porta del ricetto di Oglianico. L’edificio quadrangolare, in muratura di pietrame, presenta, in alto a destra, una torretta merlata in mattoni a pianta triangolare, il belfredo, per l’avvistamento dei nemici. Nella torre si osservano 2 aperture, la porta d’ingresso e la postierla, cioè una porta di minori dimensioni per i pedoni. Verso l’interno, la torre è aperta e divisa in quattro livelli da tre soppalchi lignei, che nel medioevo sarebbero stati facilmente smantellati in caso di invasione nemica permettendo così agli assediati di trovare scampo nel piano superiore. L’ultimo livello, a differenza degli altri, è chiuso da una parete lignea. L’accesso alle due porte dell’edificio è reso possibile grazie a due ponti levatoi con argano che scavalcano il fossato. La parte inferiore della torre è intonacata e dipinta con una grande ricchezza di decorazioni pittoriche, che riproducono riproducono modelli tratti dal castello di Malgrà presso Rivarolo Canavese e dalla Porta Soprana di Genova. In alto è rappresentata la scena dell’Annunciazione con, da una parte, l’Angelo con un nastro su cui è scritto il saluto alla Vergine, mentre dall’altra parte vi è la Madonna con lo Spirito Santo sotto forma di colomba. In basso è dipinto lo stemma dei conti di San Martino, antichi proprietari del castello di Malgrà, ed un guerriero a cavallo a cui un angelo porge l’elmo. Tra le due porte d’accesso della torre è rappresentato un uomo selvaggio con un bastone, l’homo salvaticus, simbolico guardiano posto a protezione dell’abitato e ammonimento a chi entrava ad assumere un atteggiamento “urbano”. Al di sopra della postierla vi è uno scudo sostenuto da un angelo, mentre la porta principale è circondata da elementi architettonici dipinti che simulano dei conci di pietra. Le due finestre, come altri edifici del Borgo, sono circondate da fasce decorative bianche e rosse.

Casa di Alba

La casa prescelta come modello ad Alba venne alterata già nel 1883, 1nun anno prima dell’inaugurazione del Borgo, e i costruttori fecero perciò ricorso a ulteriori modelli: le travature sporgenti del tetto si ispirano ad esemplari di Alba e Asti; le pitture decorative provengono da Asti, Avigliana e Polonghera. Sulla facciata a destra è posizionato lo stemma in cotto della famiglia Pelletta, copia di quello conservato ad Asti, mentre dalla parte opposta è dipinto un affresco copiato da Avigliana che raffigura due angeli che sorreggono un tondo con la sacra sigla fiammeggiante. Il primo piano è dominato dalle finestre bifore decorate con stemmi diversi e varietà di uccelli con testa umana, intervallate da finestrelle più piccole per lo sfogo dei bracieri e l’illuminazione degli interni della casa. Al piano terreno le arcate del portico sono unite per metà dell’altezza da un parapetto; il soffitto di particolare fascino deriva da una sala al piano terreno della casa dei Villa a Chieri: è riccamente intagliato e dipinto a grottesche. Nel 1884 il piano terreno era adibito a bottega del legno, finché nel 1911, in occasione dell’Esposizione, si ricostruì qui una stamperia artistica. Dal 1931 il primo piano fu occupato da un laboratorio per la tessitura dei tappeti e in parte utilizzato come abitazione, e nel 1979 parte dei locali adibiti a laboratorio per la tessitura del cuoio, attività in parte svolta anche presso la Casa di Chieri. Oggi il piano superiore è utilizzato quale abitazione privata, mentre il piano terreno ospita il negozio di libri e la stamperia artistica.

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